IMMOBILIZZAZIONI ACQUISTATE IN VALUTA
COME VANNO ESPOSTE IN BILANCIO LE IMMOBILIZZAZIONI ACQUISTATE IN VALUTA
L’art.2426 del Codice civile, al punto 8-bis, stabilisce un diverso criterio di valutazione per le attività e le passività in valuta a seconda che esse siano:
- attività e passività monetarie;
- attività e passività non monetarie.
Le immobilizzazioni sono comprese tra le attività non monetarie. Per queste ultime, lo stesso articolo, prevede che esse siano iscritte al cambio vigente al momento del loro acquisto.
Vediamo, di approfondire meglio il contenuto di tale norma.
POSTE INTERESSATE DALLA NORMA IN ESAME
Per attività e passività non monetarie si devono intendere quelle che non comportano il diritto ad incassare o l’obbligo di pagare importi di denaro in valuta determinati o determinabili. Quindi rientrano in questa categoria:
- le immobilizzazioni materiali;
- le immobilizzazioni immateriali;
- le partecipazioni valutate al costo (regole particolari si applicano per quelle valutate col criterio del patrimonio netto) e gli altri titoli che conferiscono il diritto a partecipare al capitale di rischio dell’emittente;
- le rimanenze di magazzino;
- gli anticipi per l’acquisto o la vendita di beni e servizi;
- i risconti attivi e passivi.
VALUTAZIONE DELLE IMMOBILIZZAZIONI
Esaminiamo, in particolare, il criterio di valutazione delle immobilizzazioni sia materiali che immateriali.
La regola generale è che esse devono essere iscritte nello Stato patrimoniale in base al cambio storico, cioè al tasso di cambio al momento del loro acquisto. Di conseguenza eventuali differenze di cambio positive o negative non danno luogo alla rilevazione di perdite o utili su cambi.
Tuttavia, al termine di ciascun esercizio, occorre stabilire se il costo rilevato, determinato in base al cambio storico ed eventualmente ridotto degli ammortamenti, può essere mantenuto in bilancio. A tal fine occorre confrontare il costo rilevato con il valore recuperabile. In alcuni casi, questo processo valutativo, deve tenere conto degli effetti legati alla variazione del cambio.
Più precisamente occorre distinguere tra due casi:
- le immobilizzazioni acquistate in valuta il cui valore di realizzo è misurabile in moneta di conto;
- le immobilizzazioni acquistate in valuta la cui valutazione è correlata ad una valuta estera.
IMMOBILIZZAZIONI ACQUISTATE IN VALUTA IL CUI VALORE DI REALIZZO E’ MISURABILE IN MONETA DI CONTO
Rientra in questa categoria, ad esempio, l’impianto acquistato negli Stati Uniti per essere usato in uno stabilimento italiano per produrre beni venduti in Italia.
Tali immobilizzazioni sono iscritte in bilancio al cambio storico, cioè al tasso di cambio al momento del loro acquisto.
Poiché per tali beni la valutazione successiva del valore recuperabile è effettuata in moneta di conto diventa del tutto irrilevante, ai fini della loro valutazione di bilancio l’andamento successivo dei tassi di cambio.
IMMOBILIZZAZIONI ACQUISTATE IN VALUTA LA CUI VALUTAZIONE E’ CORRELATA AD UNA VALUTA ESTERA
Rientrano in questa categoria, ad esempio, gli immobili situati all’estero, i diritti di sfruttamento di una licenza all’estero, le partecipazioni estere.
Le immobilizzazioni materiali ed immateriali, in questo caso, generano flussi in valuta estera.
La loro valutazione, quindi, deve partire dalla determinazione del valore recuperabile in tale valuta. Tale valore va poi convertito in base al cambio alla data di valutazione.
Va osservato che una semplice oscillazione negativa nel tasso di cambio non significa, di per sé, una perdita durevole di valore e, quindi, non comporta necessariamente una deroga al criterio di valutazione al cambio storico.
Una perdita durevole nel valore del bene può derivare da due componenti:
- una perdita del valore atteso recuperabile;
- una perdita su cambi.
L’aumento dei cambi potrebbe anche compensare l’entità della perdita del valore atteso recuperabile.
Vediamo come si procede in presenza di una perdita durevole di valore.
Esempio:
impianto acquistato al prezzo di 20.000$. Tasso di cambio al momento dell’acquisto 1,02.
Valore di iscrizione dell’impianto in contabilità: 20.000/1,02 = 19.607,84.
Se al 31/12 non vi è una perdita durevole, l’immobile rimane iscritto al valore iniziale di 19.607,84.
Se al 31/12, il tasso di cambio è inferiore rispetto a quello storico e la riduzione è giudicata durevole occorre procedere ad una sua svalutazione.
Supponiamo che il valore dell’immobilizzazione al tasso di cambio di fine esercizio sia pari a 15.000 euro. La svalutazione (19.607,84 – 15.000 = 4.607,84) va rilevata così:
Data | Conto | Importo Dare | Importo Avere |
---|---|---|---|
31/12/.. | PERDITE SU CAMBI DA VALUTAZIONE | 4.607,84 | |
31/12/.. | IMPIANTI | 4.607,84 |
Anche nel caso di partecipazioni estere e di titoli immobilizzati ad esse equiparabili il deprezzamento può dipendere:
- da variazioni negative del cambio, in questo caso la perdita non è durevole se ci si può attendere una ripresa del cambio nel breve-medio termine;
- da altri fattori.
In tutti i casi nei casi è difficile individuare il fattore che ha determinato la perdita di valore è opportuno contabilizzare la riduzione di valore utilizzando come contropartita il conto “ Svalutazioni di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni” anziché il conto “Perdite su cambi”.
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